Pasqua nonostante

Nico, undici anni fra qualche mese, quest'ultima settimana era preoccupato. Preoccupato e turbato. Per tutti i cinque anni delle elementari, durante l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze pasquali, un enorme coniglio di cioccolato, con tanto di grosso sfilatino di pane bianco e croccante al seguito, veniva deposto sulla panchina fuori dall'aula di ciascuna classe. Non che Nico credesse ancora al coniglio di Pasqua che porta la cioccolata ai bambini ma era comunque un piacere veder rispettata quella che, nella sua scuola, era di fatto diventata una tradizione.

Con i compagni che gridavano eccitati e col maestro che doveva fingere stupore, si dava vita ad un rito pagano divertente e chiassoso. Il maestro, chissà perché, proprio quel giorno si ritrovava inspiegabilmente in cartella un lungo coltello seghettato col quale affettava il pane e sacrificava il coniglio di cioccolato al latte. In un attimo il banco, attorno al quale tutti si erano ritagliati il loro spazio vitale, veniva praticamente ripulito e, per finire, qualcuno riusciva pure a piluccare gli ultimi rimasugli dalla tovaglietta come un famelico e sfacciato passero.

Anche questo momento segnava l'imminenza delle festività pasquali. Come le processioni storiche di Mendrisio, alle quali assisteva accompagnato dal nonno, o come gli strani e lunghissimi riti che, a volte, l'avevano visto partecipare come chierichetto.

Inoltre, durante il periodo precedente la grande festa, allineava, nella vetrinetta del salotto, coniglietti, papere e uova. Tutto quanto di finissimo cioccolato. Uno portato dai nonni, un altro regalato dai cuginetti, qualche altro ancora comprato con la mamma.

- Mi raccomando! – dicevano al momento della consegna – Fino a domenica non si tocca niente. Bisogna fare il fioretto! -

Ora, Pasqua 2020, tutto sembra sospeso. I nonni esistono solo al di là del telefono, la scuola è chiusa da tempo e la mamma non ha neppure la voglia di recuperare qualche decorazione in soffitta.

- Tanto, chi le vede? – dice.

Tre giorni fa, durante la passeggiata quotidiana col papà, sono passati davanti al podere del signor Enzo. Le sue galline razzolavano libere in un prato verde come solo in primavera può esserlo. Suo padre gli ha spiegato che, anni fa, un virus chiamato aviaria aveva costretto tutti i proprietari di galline a tenerle rinchiuse in quarantena per evitare i contagi.

- Come noi? Non è che adesso le galline si stanno vendicando? – aveva allora detto Nico. Il papà aveva sorriso ma solo un po' e con la bocca storta di chi deve fare uno sforzo.

 

Questa mattina, giorno di Pasqua, la mamma ha fatto uscire suo figlio in giardino che non erano ancora le otto e mezza.

- Ehi, poltrone! E la caccia alle uova e ai coniglietti?  -

- Ma… sei sicura? Caccia alle uova? Non sono più un bambino! –

- Beh. Dicono tutti che in questo strano periodo è come se fossimo tornati indietro nel tempo. Allora possiamo benissimo tornare ad essere piccolini. O no? Almeno per qualche minuto… -

Il papà, dalla veranda, ha seguito tutte le mosse e non si capiva se fosse più sornione lui o il gatto che, accecato dal sole basso, strizzava gli occhi e pareva sorridere.

Il risultato è che ora, nella vetrinetta del salotto, sono allineati un coniglio di cioccolato bianco, una papera dal becco giallo, un uovo ricoperto di cioccolatini con un enorme fiocco rosso e tanti ovetti ricuperati tra fiori e cespugli.

A provvedere a tutto ciò ci hanno pensato, senza dire niente, in momenti diversi e con una rete di contatti "distantimavicini", i nonni, i cuginetti con l'aiuto della zia, il suo migliore amico nonché compagno di classe e l'amore di mamma e papà.

Intanto, fuori, le campane suonano a distesa per ricordarci che, in questo momento storico, ad essere vuote devono essere solo le chiese e non i cuori.

È Pasqua. Nonostante.

 

 

 

©giovannisoldati     aprile2020

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento:

27 marzo 2024

 

Creato da Matteo Soldati