da "Piacere, Adriana..."   ( FontanaEdizioni, 2021, incipit cap. 1)

 

 

L'oscurità della sera si stava piano piano impossessando degli spazi urbani. Vista da una certa distanza la città, col suo golfo quieto e le luci del lungolago, pareva una cartolina. Il borbottare delle auto nulla toglieva all'incanto sospeso delle costruzioni che, pur specchiandosi nei riflessi del lago, sembravano sparire sotto la volta nera del cielo. Sarebbe stata una notte senza luna e la collina che faceva da corona, punteggiata di finestre accese, già si fondeva col buio sempre più intenso.

      Pure il parco sonnecchiava. Non era ancora tempo di turismo di massa, sebbene la primavera fosse ormai alle porte. Qualcuno lasciava correre liberamente il cane, orecchie al vento, incurante dei divieti. Una ragazza, col monopattino elettrico, sorrideva inseguendo chissà quali sogni.

   In piazza del municipio, spudoratamente vuota, una mamma trascinava per un braccio un bambino recalcitrante. A quell'ora la vita veniva rinchiusa dentro rassicuranti e discrete mura domestiche.

     Da tempo, ormai, non succedeva nulla...

Era una notte buia e tempestosa...

   Questa frase, con la quale il cane Snoopy  tentava con una minuscola macchina da scrivere di iniziare il romanzo di una vita, si insinuava nella mente della commissaria Veri ogni qual volta si sforzava di stilare un bilancio dei suoi rapporti sentimentali. Ciò accadeva, solitamente, davanti ad una flûte o ad un bicchiere da cocktail.

...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ultimo aggiornamento:

26.09. 2024

 

Creato da Matteo Soldati